ho letto questo e ve lo riporto, mi ha fatto sinceramente male perchè è verità:
"Perdiamo un sacco di tempo a fare cose che non ci va di fare. Lavoriamo per pagare persone per stare con i nostri figli invece che pagare persone che facciano per noi il lavoro che siamo costretti a fare per campare, dedicando quindi il tempo per stare con i nostri figli. Crescere i bambini è molto complicato, passi tutto il tempo della loro bella infanzia a sperare che restino così per sempre, piccoli e meravigliosi, che dicono male le cose, che inciampano e cantano stonati, e nel frattempo fai tutto ciò che è in tuo potere per farli crescere: con il cibo, con le vitamine se il cibo non è sufficiente, sei contenta quando le scarpe, i pantaloni, non gli stanno più, gli fai fare sport, vita sociale, li nutri intellettualmente con libri, film, discorsi importanti, mostre. Li nutri emotivamente stando anche semplicemente con il corpo accanto al loro, perché tutto quello che chiedono è vicinanza, un bacio dove si sono fatti male, un abbraccio quando non ti vedono durante le ore di scuola. Si avrà molta nostalgia dei figli piccoli, quando saranno grandi, e questa cosa chi ha figli piccoli non deve mai dimenticarla. A volte però la scordiamo perché siamo sommersi di cose superflue, che pure li riguardano. Per esempio, i gruppi. Gruppi per qualunque cosa. Gruppi che sovrastano altri gruppi, informazioni che si aggiungono a informazioni. Gruppo del calcio, gruppo del basket, gruppo del gruppo più piccolo del calcio, a scuola i miei gruppi sono almeno almeno 4, fra nido, materna, rappresentanza di classe, di scuola, consiglio di scuola. Si fanno cose inutili, superflue, tipo post come questo, tipo la maggior parte delle cose che scriviamo, condividiamo, facciamo. Si fanno feste di compleanno che per importanza e costo sembrano diciottesimi, se hai due figli ogni anno non sperare di cavartela con meno di 1000 euro. Non lo facciamo più per divertirci, lo facciamo perché abbiamo paura della noia e perché è l'unico modo per uscire dall'anonimato della città, trovare uno spazio in mezzo agli altri. A volte leggo di quelli che hanno cambiato vita, hanno lasciato l'ufficio e sono andati a vendere gelati in Messico, non lo so se sono più felici, di sicuro hanno meno gruppi su whatsapp e festeggiano i compleanni in spiaggia, con i ghiaccioli. Io vorrei vivere in una casa di pietra vicino a un fiume, circondata da alberi e vallate. Dentro la vorrei come quel cottage dove tanti anni fa capitai, e ormai non so più se fosse reale o solo un sogno: c'era un'enorme cucina con grande tavolo, la giovane madre aveva preparato il tè e una torta per me e le persone che erano con me, attorno al tavolo c'erano tre seggioloni, la donna era piena di figli che in quel momento giocavano nel giardino freddissimo della casa nella campagna inglese. Era tutto caldo, disordinato, pieno di fiori, giocattoli, libri di cucina sporchi di sugo. C'erano delle scale che ti portavano al piano superiore, dove molte camere da letto ti avrebbero fatto riposare. Chissà perché, insomma, scegliamo con coscienza di vivere male: per pigrizia, mancanza di immaginazione, abitudine, ambizione? Non è questione di soldi, spesso, anche se potrebbe sembrarlo."
cosa ne pensate?
sui figli piccoli
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- chiarasticazzi
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sui figli piccoli
tutto vero, ma questo in particolare, quando stanno dai nonni o zii poi ti mancano gia'chiarasticazzi ha scritto: ↑giovedì 7 novembre 2024, 11:56 Si avrà molta nostalgia dei figli piccoli, quando saranno grandi, e questa cosa chi ha figli piccoli non deve mai dimenticarla.
Pero' si impegnano anche a tirarti fuori dai gangheri quando ci sono, e' una dualita' dei bambini alla fine
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sui figli piccoli
mi sembrano pensieri piuttosto banali e nello specifico non del tutto condivisibili, anche se ovviamente è un frame di una pellicola ancora da finire. Scegliere il mimetismo della zebra è la scelta più naturale e semplice, non vuol dire però che porti alla felicità.
Avere la capacità di comprendersi, metabolizzare e tradurre in azione è ciò che fa la differenza tra gli infelici intrappolati e chi si gestisce la vita in modo responsabile nei propri confronti.
Inoltre, credo che sia un punto di vista molto femminile, detto meglio: ho cercato dei paralleli con la mia esperienza personale e ne ho trovati pochi. Penso che sia naturale per una donna rimpiangere l'emancipazione naturale frutto della crescita e del passare del tempo. E' la conseguenza di un approccio al rapporto viziato da utilitarismo e controllo/possesso. Se ti metti in testa che un figlio non è altro che un essere umano potenzialmente completo ma in difetto di esperienza, capisci che esserne il genitore è l'incarnazione della responsabilità di fornire le condizioni migliori per crescere una persona e non di allevare un cucciolo e plasmarlo a propria convenienza. Solamente abbracciando il concetto di identità e rispettando lo stesso, il genitore sarà in grado di fornire gli strumenti, la bussola, il pensiero critico e libero, scevri da quelle forzature nati da rimpianti e frustrazioni,che sono la premessa per creare un adulto infelice come l'OP.
Forse dovresti chiederti chi è l'artefice della tua vita, rivolgerti a quella persona per attuare i cambiamenti che a poco a poco ti ridanno il controllo.
Avere la capacità di comprendersi, metabolizzare e tradurre in azione è ciò che fa la differenza tra gli infelici intrappolati e chi si gestisce la vita in modo responsabile nei propri confronti.
Inoltre, credo che sia un punto di vista molto femminile, detto meglio: ho cercato dei paralleli con la mia esperienza personale e ne ho trovati pochi. Penso che sia naturale per una donna rimpiangere l'emancipazione naturale frutto della crescita e del passare del tempo. E' la conseguenza di un approccio al rapporto viziato da utilitarismo e controllo/possesso. Se ti metti in testa che un figlio non è altro che un essere umano potenzialmente completo ma in difetto di esperienza, capisci che esserne il genitore è l'incarnazione della responsabilità di fornire le condizioni migliori per crescere una persona e non di allevare un cucciolo e plasmarlo a propria convenienza. Solamente abbracciando il concetto di identità e rispettando lo stesso, il genitore sarà in grado di fornire gli strumenti, la bussola, il pensiero critico e libero, scevri da quelle forzature nati da rimpianti e frustrazioni,che sono la premessa per creare un adulto infelice come l'OP.
Forse dovresti chiederti chi è l'artefice della tua vita, rivolgerti a quella persona per attuare i cambiamenti che a poco a poco ti ridanno il controllo.
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sui figli piccoli
Uppo perché non avevo visto l'intervento di Mauer.Mauer ha scritto: ↑giovedì 7 novembre 2024, 14:38 Inoltre, credo che sia un punto di vista molto femminile, detto meglio: ho cercato dei paralleli con la mia esperienza personale e ne ho trovati pochi. Penso che sia naturale per una donna rimpiangere l'emancipazione naturale frutto della crescita e del passare del tempo.
Madonna si, la cosa più difficile da far capire a mia moglie, tagliare il cordone, farle capire che i bambini non sono più dirette propaggini del suo essere ma soggetti indipendenti che a dieci ed otto anni necessitano sempre più di esprimersi e fare esperienza senza essere soffocati dai suoi timori di abbandono
Io non vedo l'ora che crescano e che si apra finalmente il ventaglio di possibilità (ed inevitabili problemi) che dei ragazzini più maturi ed indipendenti si porteranno appresso.
He who dies with the most toys, still dies.
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sui figli piccoli
Sono probabilmente una madre di merda, ma io madre non sognavo di diventarlo. Ciononostante quando ho scelto di tenere Figlio, gli ho promesso che avrei fatto tutto ciò che è in mio potere per dargli amore, sostegno, supporto e felicità.
Ho sempre lavorato e dopo la nascita di Figlio, contavo i giorni per tornare a lavoro, perché avevo bisogno del mio spazio, di sentirmi autonoma e realizzata, di ricaricare le pile sentendomi una persona prima che una madre.
Marco ha fatto nido, asilo e, facendo io la commessa quando era bambino, è stato cresciuto con la compagnia di tante persone diverse, perché spesso io non potevo andarlo a prendere.
Ciò che ho sempre fatto è dedicargli del tempo di qualità. Quando era piccolo poteva essere andando ai giardini, giocando, guardando un film insieme, facendo un dolce, disegnando, poi crescendo è stato coi videogiochi, o andando al cinema o guardandoci insieme un anime.
Figlio l’ho cresciuto pressoché io da sola. Abbiamo un rapporto magnifico che si basa sulla fiducia e sull’onestà. Ha fatto decide e decine di viaggi con sua nonna, ha dormito a casa di amici, ha passato mesi dal padre in Danimarca, ha conosciuto situazioni diverse e ha fatto tante esperienze diverse. I suoi amici fanno a gara per stare qui, perché si divertono e con me sanno di poter parlare. E lui di questa cosa va fiero.
Non mi sento meno degna come madre per aver tagliato in fretta il cordone ombelicale e, se devo essere onesta, sono felice di avere in casa un 15enne che da 3 anni si pulisce la stanza da solo, sa farsi la lavatrice, sa stendere, fare la lavastoviglie e cucinersi pure il necessario per sopravvivere.
Conosco 30enni meno autonomi di lui.
Forse non gli ho dato un fratello o una sorella o non ho mai fatto la mammina pancina, ma ogni mattina ci diciamo ti voglio bene, e anche ogni sera prima di dormire e io so che non è solo un’abitudine. Abbiamo fatto del nostro meglio con quello che avevamo per essere felici entrambi.
Immolarmi per dargli la famiglia del Mulino Bianco non avrebbe fatto di me una persona felice e tantomeno una madre migliore.
Ho sempre lavorato e dopo la nascita di Figlio, contavo i giorni per tornare a lavoro, perché avevo bisogno del mio spazio, di sentirmi autonoma e realizzata, di ricaricare le pile sentendomi una persona prima che una madre.
Marco ha fatto nido, asilo e, facendo io la commessa quando era bambino, è stato cresciuto con la compagnia di tante persone diverse, perché spesso io non potevo andarlo a prendere.
Ciò che ho sempre fatto è dedicargli del tempo di qualità. Quando era piccolo poteva essere andando ai giardini, giocando, guardando un film insieme, facendo un dolce, disegnando, poi crescendo è stato coi videogiochi, o andando al cinema o guardandoci insieme un anime.
Figlio l’ho cresciuto pressoché io da sola. Abbiamo un rapporto magnifico che si basa sulla fiducia e sull’onestà. Ha fatto decide e decine di viaggi con sua nonna, ha dormito a casa di amici, ha passato mesi dal padre in Danimarca, ha conosciuto situazioni diverse e ha fatto tante esperienze diverse. I suoi amici fanno a gara per stare qui, perché si divertono e con me sanno di poter parlare. E lui di questa cosa va fiero.
Non mi sento meno degna come madre per aver tagliato in fretta il cordone ombelicale e, se devo essere onesta, sono felice di avere in casa un 15enne che da 3 anni si pulisce la stanza da solo, sa farsi la lavatrice, sa stendere, fare la lavastoviglie e cucinersi pure il necessario per sopravvivere.
Conosco 30enni meno autonomi di lui.
Forse non gli ho dato un fratello o una sorella o non ho mai fatto la mammina pancina, ma ogni mattina ci diciamo ti voglio bene, e anche ogni sera prima di dormire e io so che non è solo un’abitudine. Abbiamo fatto del nostro meglio con quello che avevamo per essere felici entrambi.
Immolarmi per dargli la famiglia del Mulino Bianco non avrebbe fatto di me una persona felice e tantomeno una madre migliore.
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